Passare alla versione a basse emissioni di carbonio

Scienziati tedeschi identificano ceppi di funghi che mangiano la plastica

17 gennaio 2025
di Dominic Shales

Uno studio condotto da ricercatori tedeschi rivela ceppi fungini promettenti in grado di degradare la plastica, evidenziando una potenziale svolta nella lotta all'inquinamento da plastica.

Il nuovo studio scientifico intitolato "Tapping Into Fungal Potential: Biodegradation of Plastic and Rubber by Potent Fungi", pubblicato su Science Direct, analizza la capacità di vari ceppi fungini di degradare alcuni dei polimeri più comunemente utilizzati, aprendo la strada a nuove tecniche di biorisanamento.

L'ampia ricerca si è concentrata su 18 ceppi fungini per valutare la loro capacità di decomporre poliuretano (PU), polietilene (PE) e gomma per pneumatici. Tra questi, Fusarium, Penicillium, Botryotinia e Trichoderma hanno mostrato risultati particolarmente promettenti, in grado di prosperare su questi polimeri senza fare affidamento su altre fonti di carbonio. Questa adattabilità li pone come validi candidati per gli sforzi di biorisanamento.

Hans-Peter Grossart, uno dei coautori dello studio, ha sottolineato che, sebbene il biorisanamento fungino rappresenti un significativo passo avanti, è solo una componente di una strategia più ampia e necessaria per prevenire l'inquinamento da plastica. Parlando con la Reuters, Grossart ha sottolineato la necessità di ridurre al minimo il rilascio di plastica nell'ambiente.

"Dovremmo cercare di rilasciare meno plastica possibile nell'ambiente", ha detto Grossart. "La plastica è fatta di carbonio fossile e se i funghi la decompongono, non è diverso dal bruciare petrolio o gas e rilasciare CO2 nell'atmosfera".

L'inquinamento da plastica continua a essere un problema globale sconcertante, con l'uomo che produce oltre 350 milioni di tonnellate di rifiuti plastici all'anno. Il futuro sembra ancora più scoraggiante, poiché i dati di Statista prevedono che questa cifra potrebbe potenzialmente triplicare entro il 2060 se le tendenze attuali persistono. L'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) stima che ogni anno circa 20 milioni di tonnellate di plastica finiscono per contaminare il nostro ambiente naturale, un numero destinato ad aumentare.

I risultati dello studio suggeriscono che la capacità dei funghi di metabolizzare la plastica come fonte di combustibile potrebbe essere una risposta evolutiva alla presenza schiacciante di carbonio plastico nell'ambiente. Senza un intervento attivo, i rifiuti di plastica possono rimanere negli ecosistemi per un periodo compreso tra 20 e 500 anni prima di degradarsi.

La prospettiva di sfruttare i funghi in ambienti controllati come gli impianti di trattamento delle acque reflue, che già ospitano milioni di microplastiche, apre nuove strade nella lotta all'inquinamento da plastica. Tuttavia, la posizione cautelativa di Grossart rafforza l'importanza di affrontare la causa principale della contaminazione da plastica.

Mentre gli scienziati continuano a esplorare e ottimizzare queste soluzioni innovative, la comunità globale si trova di fronte alla necessità cruciale di implementare politiche e pratiche più rigorose per ridurre l'impronta di plastica in continua crescita.